Cultura: generalità
In Sudan l'architettura è variata, e riflette le differenze regionali di clima e di cultura. Nelle regioni settentrionali desertiche, le abitazioni sono strutture con mura spesse di fango, con tetti piatti e porte riccamente decorate, che denotano l'influenza araba. In gran parte del Paese le case sono fatte di mattoni cotti e sono circondate da cortili. A sud le abitazioni tipiche sono capanne rotonde di paglia con tetti conici, chiamate ghotiya. Le popolazioni nomadi dormono in tende, che possono variare nella forma e nei materiali a seconda delle tribù: i rashiaida, per esempio, usano pelo di capra, mentre gli hadendowa intrecciano fibre di palma. L'alimentazione è in genere molto povera ed essenziale: la giornata inizia con una tazza di tè, mentre la colazione viene consumata nella tarda mattinata e consiste di solito in fagioli, insalata, fegato e pane. Il miglio è la base principale: si prepara come un porridge (asida) oppure come un pane piatto (kisra). Le verdure vengono preparate in insalata o stufate; altre preparazioni sono il ful, a base di fave cotte nell'olio, la manioca e le patate dolci. I nomadi che abitano le regioni del nord per il cibo hanno una dieta a base di latticini e carne di cammello, che però è cara e si consuma raramente. Gli ovini vengono macellati solo in occasione di feste e cerimonie; gli intestini, i polmoni e il fegato degli animali sono preparati con peperoncino molto piccante creando un piatto speciale (marara). La cottura della carne avviene nei cortili davanti alle abitazioni su una griglia di alluminio (kanoon). § Nel 2003 sono stati inscritti dall'UNESCO nei siti patrimonio dell'umanità Jabal Barkal e la regione di Napata, capitale dell'antico regno di Kūsh; questi cinque siti archeologici, che si snodano lungo la valle del Nilo per oltre 60 km, testimoniano delle culture dei regni di Napata (dal 900 al 270 a.C.) e di Mëroe (dal 270 a.C. al 350 d.C.). Vi si trovano tombe, con e senza piramidi, templi, strutture abitative e palazzi. Fin dall'antichità, la collina di Jabal Barkal è strettamente associata con i riti religiosi e le tradizioni.
Cultura: letteratura
La letteratura sudanese può essere distinta in due gruppi. Il primo, che fa uso delle lingue vernacolari, presenta una produzione orale, in prevalenza poetica, con testi creati in funzione del canto e della danza, di soggetto religioso, funebre, d'amore o di guerra, proverbi, favole e racconti, tramandati senza sostanziali mutamenti dai tempi più antichi. Il secondo, prevalente, fa uso dell'arabo classico, con una produzione scritta che si distinse per caratteristiche proprie solo a partire dal sec. XIX e, nel periodo mahdista, espresse un vivo sentimento nazionale. La poesia, in netta prevalenza sulla prosa, fu in gran parte rappresentata dall'antica qasidah, semplificata e rinnovata anche nei temi (sociali e politici). Nella letteratura del sec. XIX dominò la corrente tradizionalista, neoclassica. Ḥusayn az-Zahra (1833-1895), Moḥammad Aḥmad Hasim (1825-1910), Moḥammad Ṭāhir al-Mağdhūb (1842-1929) e Moḥammad ʽOmar al-Binna (1848 1919) imitarono i modelli turchi, mentre le poetesse Umm Husaymas e Bint al-Makkawī si rifecero alla poesia popolare usando l'arabo sudanese. Altri si ispirarono ai poeti classici dei periodi omayyade e abbaside, ma tentandone un rinnovamento formale e contenutistico, come i professori universitari ʽAbdallāh al-Binna (1891-?), favorevole a una modernizzazione del vocabolario, e ʽAbdallāh ʽAbd ar-Raḥmān (1892-?), propugnatore del panarabismo. Tuttavia, malgrado questi fermenti, il sec. XX vede ancora molti scrittori, come ʽAbdallāh at-Tayyib (n. 1921), restare fedeli alle forme elaborate della poesia tradizionale. Con Youssūf Muṣṭafā al-Tinni (n. 1909) si annunciò il movimento romantico, che trovò un fondamento teorico nel panteismo animistico del critico Ḥamza al-Malik Tunbul e fu influenzato dall'acceso nazionalismo di effimere ma importanti riviste letterarie, apparse negli anni Trenta del XX secolo, come Lo specchio del Sudan, La Rinascita, L'Alba. I migliori poeti romantici, che rinnovarono profondamente sensibilità e gusto, stile e contenuti, furono: Moḥammad Aḥmad Maḥğūb, Muhyī d-Dīn Ṣābir e soprattutto Youssūf Bachir (1912-1937), che impresse tuttavia una svolta verso il realismo. Questo movimento si affermò dopo il secondo conflitto mondiale, con poesie politicamente impegnate, nuove per forma e temi, che esaltano la solidarietà nella lotta e il panafricanismo (Muhyī d-Dīn Fāris e Mubarak Hassan Khalifa) e avanzano rivendicazioni antirazziste col grande poeta nero Moḥammad Miftāh al-Fitūrī (n. 1930), la cui poesia iniziatica annuncia l'avvenuta conciliazione fra le due radici, araba e nera, della cultura sudanese e l'identificazione con un'Africa mitica. Ma a fianco dei poeti rivoluzionari si trovano anche il classico Jaafar Hamid al-Bachir (n. 1927), il mistico Taj al-Sir Hassan (n. 1930) e la poesia leggera di Jili ʽAbd ar-Raḥmān (n. 1931). Nella prima metà del secolo si è affermata la novella con Abū Bakr Hālid e aṭ-Ṭayyib Zarrūk, influenzati dalla letteratura egiziana, e Khōgli Shukrallāh. Ma il più noto, in Europa, è il romanziere aṭ-Ṭayyib Ṣāliḥ (n. 1929), le cui opere sono state tradotte in molte lingue. Capolavoro della narrativa araba contemporanea è il suo romanzo La stagione di migrazione a Nord (1966) che è divenuto un vero e proprio classico in cui si incrociano e si confrontano le culture tradizionali di un Paese africano con la cultura occidentale. Per la produzione drammatica, scarsamente sviluppata, citiamo Abd al-ra'uf al-Khani. Nella produzione letteraria inglese, anch'essa scarsa, ricordiamo le novelle di Sir Hassan el-Fadl, apparse negli anni Settanta del XX sec. Per il decennio seguente segnaliamo i romanzi di Viviane Amina e Bakhita Amin Ismail, oltre il provocatorio romanzo Seeds of Redemption (1986) di F. Mading Deng. Nella saggistica prevalgono i problemi socio-politici e razziali e si distinguono Beshir Mohammed Said Omer, M. A. Abdel Rahim e F. M. Deng. Lo scrittore più popolare è stato però Tayeb Salih (1929-2009), autore di due romanzi che sono stati tradotti dall'arabo in inglese nel 1969, The Wedding of Zein e Season of Migration to the North. La poesia contemporanea sudanese mescola influenze arabe e africane; l'esponente più noto è Muhammad al-Madhī al-Majdhūb.
Per la geografia
A. R. Hodgkin, Sudan Geography, Londra, 1952; A. Gibb, Estimation of Irrigable Areas in the Sudan, Khartum, 1954; H. C. Jackson, Behind the Modern Sudan, Londra, 1956; A. Gaitskell, Gezira, a Story of Development in the Sudan, Londra, 1959; K. M. Barbour, The Republic of the Sudan. A Regional Geography, Londra, 1961; M. B. Said, The Sudan, Londra, 1965; Sudan Santandrea, Ethno Geography of the Bahr el Ghazal (Sudan), Bologna, 1981; N. Cater, Sudan: the roots of famine, Oxford, 1986; T. Barnett, A.Abdel Karim, Soudan: State, Capital and Transformation, Londra, 1988.
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